K3ira Schrei
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| Sujet: [NET/IT/Janvier 2010] (gingergeneration.it) Tokio Hotel et Tokyo: le rêve de Caitlin Sam 1 Jan 2011 - 18:50 | |
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Tokio Hotel e Tokyo: il sogno di CaitlinCaitlin ha vent’anni e viene da Seattle. Quest’anno si è trasferita a Berlino per studiare tedesco. Per la band che ama ha girato gli Stati Uniti, l’Europa, e ora può aggiungere alla lista anche il Giappone. Una tappa leggendaria “L’idea del primo concerto a Tokyo aveva un che di leggendario, una simmetria così attraente che volevo assolutamente esserne parte. Sembrava l’unione perfetta di due parti della mia vita: ho passato gli anni del liceo studiando Giapponese, prima di scoprire questa band e la lingua tedesca, ed erano tre anni che non andavo a Tokyo. Tornarci per via dei Tokio Hotel sembrava semplicemente la cosa giusta da fare. E al di là di tutto questo, mi mancavano e volevo rivederli.” Si pone un problema: il mini-concerto sarà strettamente riservato alla stampa e ad un limitatissimo numero di fan. Come accedere? “Ogni volta che ho un problema da risolvere, faccio una o due intense sedute di brainstorming in cui penso a tutte le soluzioni possibili. Poi inizio a metterle in pratica, ma senza concedermi di guardare all’obiettivo finale o di crederci, solo concentrandomi su ogni piccolo passo. Quindi, quando hanno annunciato che il primo show a Tokyo sarebbe stato ad accesso limitato, ho iniziato a pensare a dei modi per fare colpo sulla casa discografica (prima che venisse aperto il contest dei sosia). Mi sono detta: ‘Ok, puoi andare a farti tatuare il nome della band in Giapponese, filmare il tutto e montare un video, e anche partecipare all’estrazione per gli inviti’. Quando poi è stato annunciato il concorso dei sosia, ancora una volta ho fatto tutto un passo alla volta: decidere un concept, capire come comprare pittura spray a Berlino, mettere insieme il ‘materiale scenico’, trovare qualcuno che facesse le foto, chiamare a raccolta amici, fan e parenti. Nel frattempo scrivevo lettere in Giapponese a DJ giapponesi e vari altri tentativi. E’ come fare richiesta per una borsa di studio – ci riesci il 10% delle volte, ma devi dare il 100% ogni volta, senza scoraggiarti. Ma credevo che quel concorso non mi avrebbe portato da nessuna parte, perchè era di natura così assurda. Quando mi è arrivato il messaggio dalla Universal sono stata sopraffatta dalle emozioni. Poi è arrivata l’incredulità, e ho passato mezz’ora a verificare che fossero davvero chi dicevano di essere, e poi ho cominciato a urlare e ridere e saltare per la stanza, e ho prenotato il volo.” In partenza “Volando verso Tokyo mi sentivo così serena, sapendo dove stavo andando e perché. Non avevo mai sorvolato il continente Eurasiatico, eosservavo l’aereo muoversi attraverso la piccola mappa sullo schermo, guardavo fuori dall’oblò la vastità incredibile della Siberia e pensavo: ‘Sto circumnavigando il pianeta per amore di questa band.’. Ho ascoltato 1000 Meere un po’ di volte.” Grazie al concorso (indetto su Facebook di Tokio Hotel Japan) che aveva vinto, Caitlin ha potuto assistere alla conferenza stampa presso l’ambasciata tedesca, e incontrare la band in un meet&greet non preannunciato. Durante il quale, a simbolizzare la sua vita da fan peregrinante, ha fatto autografare una pagina del suo passaporto. Il mercoledì, giorno del concerto, arriva presto. “I concerti giapponesi di solito non prevedono il tipo di attesa cui siamo abituati noi, perché i biglietti a ‘posto unico‘ non sono affatto aposto unico. Sono numerati. E il pubblico viene fatto entrare seguendo l’ordine numerico, quindi è tutto basato sulla fortuna che ti capita quando compri il biglietto. Per questo, le fan non si presentano sul posto più in anticipo di un’ora. Comunque questo non mi toccava, perché io non avevo un vero e proprio biglietto, ero su una lista invitati e sarei entrata da un ingresso diverso. Nonostante ciò, ho passato una nottata all’aperto fredda e completamente inutile cercando di eludere la sicurezza del posto”. Colpiscono i riti che precedono un concerto, nella terra del sol levante: l’acquisto di merchandising è un iter quasi formale, in cui la gente si mette ordinatamente in fila. Poi vengono i meet&greet e qualcosa chiamato “stretta di mano“: sessioni che fanno le veci, in qualche modo, del nostre classiche sessioni autografi. Le celebrità di turno, schierate in riga, stringono le mani ai fan. Anche i Tokio Hotel avevano in programma una sessione di strette di mano, che ha però finito per essere trasformata in una normale signing session. “Secondo me è per la germofobia di Tom.” ironizza Caitlin. Anche lei è rimasta estasiata dal concerto, dall’energia, dall’intensità, dalla felicità che tutti e quattro irradiavano. “Le fan giapponesi forse non urlano tanto come le europee o le americane, ma anche loro cantavano, ballavano, si muovevano. In generale, sono state degli angeli. Non ci sono parole che renderebbero giustizia. Sarebbe stato comprensibile se fossero state un po’ risentite della presenza di fan europee e americane al loro showcase, invece sono state accoglienti e gentili. Una di loro mi ha messa al corrente dell’appuntamento all’ambasciata, permettendomi così di prender parte alla conferenza, incontrare la band e dire a Bill faccia a faccia che la loro musica mi ha cambiato la vita. Un’altra fan giapponese è stata così gentile da lasciare un biglietto in più ad una fan italiana. Sono davvero generose e disinteressate.” Per Caitlin non ci so o dubbi: ricordi più belli sono quelli legati al live. “Il viverlo appieno, semplicemente cantando, muovendosi, sventolando la bandiera e stando loro così vicino. l palco era vicinissimo, e i momenti in cui gli sguardi si sono incrociati preziosi. I concerti in arena sono spettacolari, ma ho a cuore i loro concerti più intimi, hanno un’atmosfera completamente diversa.” Qualche rimorso? “Una cosa davvero frivola: le mie scarpe all’ambasciata! Non so perché mi sono messa delle ballerine nere, invece degli stivali. Forse, nell’intento di cercare di entrare, volevo darmi una rassettata e evitare di sembrare la fan rock scarmigliata. Ma nella foto sono ridicole. Mai più! Ma non c’è niente di importante da rimpiangere, il viaggio è stato praticamente perfetto.” “I Tokio Hotel significano il dono della mia vita presente. Non mi hanno salvata dal suicidio nè niente di drammatico, solo da unordinario sentiero di soffocante monotonia. Ho sempre sentito di avere tanto da dimostrare, e forse avrei scelto di fare Medicina, non per un reale interesse ma solo per provare che ne ero all’altezza. E avrei buttato via i migliori anni della mia vita. Loro sono arrivati al momento esatto: la fine delle superiori. Ho chiuso con gli anni di eccellenza forzata e senza direzione, dando una svolta alla mia esistenza. In qualche modo il loro messaggio e il loro esempio, in particolare l’esempio di Bill e il suo modo di affrontare la vita, erano esattamente ciò di cui avevo bisogno per rendermi conto dei miei talenti e dei miei interessi, e permettermi di iniziare a vivere inseguendo la realizzazione della mia felicità. Grazie a loro ho visto innumerevoli città e Paesi, sono una studentessa di tedesco,ho messo in piedi un programma radio di musica tedesca per il college, ho iniziato a scrivere per il giornale del college. Grazie a loro ho deciso di studiare tedesco a Berlino per un anno. Grazie a loro so chi sono, e credo in quella persona, e sono libera e serena ogni giorno della mia vita. Non c’è regalo che potrei fargli, che potrebbe equiparare quello che loro hanno dato a me. Posso solo adeguarmi ad una vita intera ad amarli e fare qualsiasi cosa per promuoverli e sostenerli… se lo meritano”.
Source. Caitlin a 20 ans et vient de Seattle. Cette année, elle déménage à Berlin pour étudier l’allemand. Pour le groupe, elle est allée aux Etats-Unis, en Europe, elle peut désormais ajouter le Japon à sa liste. Une étape légendaire« L’idée du premier concert à Tokyo a été quelque chose de légendaire, une perspective si attrayante que je voulais en faire partie. Ca avait l’air d’être l’union parfaite des deux parties de ma vie : j’ai passé des années à étudier le japonais, avant que je ne découvre ce groupe et la langue allemande, et ça fait 3 ans que je ne suis pas allée à Tokyo. Y retourner pour voir Tokio Hotel me semblait être la meilleure chose à faire. Et, au-delà de tout, je voulais simplement les revoir. » Cela pose un problème : le mini-concert était réservé à la presse et à un nombre limité de fans. Comment y accéder ? « Chaque fois que j’ai un problème à résoudre, je fais une séance de brainstorming intense pendant laquelle je pense à toute les solutions possibles. Je peux alors commencer à les mettre en pratique, mais je ne regarde pas directement l’objectif final, il me suffit de me concentrer sur chaque petit pas. Donc lorsqu’ils ont annoncé que leur premier concert à Tokyo serait privé, j’ai commencé à penser à des moyens d’impressionner la maison de disques (avant le début du concours de sosies). Je me suis dit : ‘Ok, je pourrais me faire tatouer le nom du groupe en japonais, me filmer et en faire toute une vidéo, et comme ça j’aurais mes chances d’avoir une invitation’. Lorsque le concours de sosies a été annoncé, j’ai une fois de plus avancé par étapes : j’ai décidé d’un concept, essayé de comprendre comment acheter de la peinture en spray à Berlin, rassemblé les « accessoires nécessaires », trouvé un photographe, réuni un petit groupe de proches, famille et fans. J’ai également écrit une lettre en japonais aux DJ japonais, et essayé diverses tentatives. C’est comme demander une bourse d’études – vous réussissez 10% du temps, mais vous devez vous donner à 100% à chaque fois, sans vous décourager. Mais je croyais ce que concours n’allait me conduire nulle part, ça me paraissait si absurde. Lorsque j’ai reçu le message d’Universal, j’ai été submergée par les émotions. Ensuite, je suis restée incrédule, et j’ai passé 30 minutes à me demander si c’était une blague. Pour finir, j’ai crié de joie en sautant partout, et j’ai réservé mon billet d’avion. » C’est parti« Aller à Tokyo me faisait me sentir vraiment sereine, je savais où j’allais et pourquoi j’y allais. Je n’avais jamais survolé le continent eurasiatique, donc je regardais le parcours de l’avion grâce à la petite carte à bord, je regardais l’immensité de la Sibérie par le hublot, en pensant : ‘Je fais le tour de la planète pour ce groupe.’ J’ai entendu 1000 Meere si peu de fois. » Grâce au concours (organisé par le Facebook de Tokio Hotel Japan) gagné, Caitlin a pu assister à la conférence de presse à l’ambassade d’Allemagne, et rencontrer le groupe lors d’un meet&greet. Et pour montrer que sa vie est comme un pèlerinage de fan, elle a demandé ses autographes sur une page de son passeport. Le mercredi, jour du concert, arrivée tôt « Les organisateurs de concerts japonais ne prévoient pas tout le temps le genre d’attente auxquels nous sommes habitués, parce qu’il n’y a que des places numérotées. Le public entre selon l’ordre numérique, et tout est basé sur la chance que vous avez lorsque vous prenez le billet. Pour cette raison, les fans ne se présentent pas sur le lieu du concert des heures avant. Toutefois, ça ne me touche pas, car j’ai eu un vrai billet, j’ai été invitée sur liste et je suis entrée par un endroit différent. Néanmoins, j’ai passé la nuit dehors, il faisait froid, et impossible de contourner la sécurité pour se mettre à l’abri. » Ils ne respectent pas les lois qui règnent à l’arrivée d’un concert, au pays du soleil levant : l’achat de produits dérivés se fait presque solennellement, les gens sont soigneusement alignés dans la queue. Puis vient le meet&greet où ils « serrent la main » : ce sont des sessions qui remplacent, en quelque sorte, nos séances d’autographes classiques. Les célébrités du moment, côte à côte, serrant la main des fans. Tokio Hotel avait aussi prévu une session « poignée de main », mais elle a finit par se transformer en une séance de dédicace normale. « Je pense que Tom est un peu maniaque, » plaisante Caitlin. Elle a également été enchantée par le concert, l’énergie, l’intensité du groupe et la joie qui émanait des quatre garçons. « Les fans japonais ne crient pas autant que les Européens ou les Américains, mais ils ont autant chanté, dansé, ils ont bougé. En général, ce sont des anges. Aucun mot ne pourrait les décrire. Il aurait été compréhensible qu’elles soient touchées par la présence de fans européennes et américaines, mais elles ont été gentilles et amicales. L’une d’elle m’a informée de la conférence de presse à l’ambassade, ce qui m’a permis d’y assister, de rencontrer le groupe et de leur dire en face que leur musique a changé ma vie. Une autre fan japonaise a eu la gentillesse de donner une place à une fan italienne. C’était très généreux et désintéressé. » Pour Caitlin, sans aucun doute : les meilleurs souvenirs sont ceux du live. « Le vivre pleinement, chanter, bouger, brandir des pancartes et être si proches d’eux. La scène était proche, et les moments où je croisais leurs regards étaient très précieux. Leurs concerts dans les stades sont spectaculaires, mais je sais que lors de leurs concerts plus intimes, l’atmosphère est différente. » Des remords ? « Une chose vraiment secondaire : mes chaussures à l’ambassade ! Je ne sais pas pourquoi j’ai mis mes ballerines noires au lieu de mes bottes. Peut-être que le voulais m’arranger pour rentrer, et éviter d’avoir l’air une amatrice de rock écervelée. Mais sur les photos j’ai l’air ridicule. Plus jamais ça ! Mais ce n’est pas important, le voyage était super ! » « Tokio Hotel est comme le cadeau de ma vie présente. Ils ne m’ont pas sauvé du suicide, ou quelque chose de dramatique, ils m’ont seulement sortie d’une étonnante monotonie. J’ai toujours eu l’impression d’avoir des choses à prouver, et j’aurais pu choisir de faire des études de médecine, non pas intérêt réel, mais seulement pour prouver que j’en étais capable. Et j’aurais gaspillé les meilleures années de ma vie. Ils sont arrivés à un moment précis : la fin de mes études secondaires. Je venais d’en finir avec les années d’excellence forcée sans savoir où j’allais, mon existence prenait un tournant. D’une certaine manière, leur message et leur exemple, en particulier l’exemple de Bill et sa façon d’affronter la vie, étaient tout ce dont j’avais besoin pour utiliser mes talents et réaliser ce que je voulais, pour enfin vivre ma vie comme je le voulais. Grâce à eux, j’ai vu beaucoup de villes et de pays, j’ai étudié l’allemand, j’ai mis sur pied une radio de musique allemande au collège, j’ai commencé à écrire pour le journal du lycée. Grâce à eux, j’ai décidé d’aller à Berlin pendant un an pour étudier l’allemand. Grâce à eux, je sais qui je suis, je crois en cette personne que je suis, je suis libre, et heureuse dans ma vie. Il n’y a pas de meilleur cadeau, j’apprécie tout ce qu’ils m’ont donné. En retour, je peux seulement passer toute ma vie à les aimer, et à faire quelque chose pour les soutenir et les promouvoir… ils le méritent. » Traduction de Hollywood. pour A-TH | |
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